VENERDÌ, 28 MAGGIO 2004

 
Pagina 9 - Regione
 
 
 
MARE ADRIATICO. Gli uffici bloccano la segnalazione con boe di superficie
 
Il progetto per le Tegnùe di Chioggia incagliato nei fondali della burocrazia
 
 

CHIOGGIA. «Un giorno a chi domanderà “chi era Mescalchin?” non voglio che si risponda “quel padovano che con i suoi video aiutò a far conoscere le Tegnùe di Chioggia e invece di salvarle contribuì a distruggerle”». Si è preparato un discorsetto breve e preciso e dirà proprio così, domani al convegno in programma a palazzo Grassi, Piero Mescalchin (nella foto), presidente dell’associazione onlus Le Tegnùe. Sarà uno sfogo del tutto inatteso.
 Gli roviniamo la sorpresa, ma almeno eviteremo alle autorità presenti all’incontro, in testa l’assessore regionale Renato Chisso, il sindaco Fortunato Guarnieri e il comandante della Capitaneria di porto Paolo Meneghetti, di arrivare impreparati. L’incontro serve per inaugurare un’esposizione di lavori fatti dai ragazzi delle elementari e delle medie di Chioggia sulle Tegnùe.
 Una festa dunque, che si inserisce in un programma più vasto di sensibilizzazione sull’ambiente marino varato dalla giunta Galan, con l’adozione di un kit per conoscere il mare (una cassetta-video di 20 minuti, un Dvd, una guida per gli insegnanti, un manualetto per le famiglie con la descrizione delle Tegnùe, un gioco interattivo e una favola illustrata dal titolo “Il regno sommerso”) che verrà distribuito dall’amministrazione regionale in 20.000 esemplari a tutte le scuole del Veneto.
 Peccato che, assieme a questo sforzo di divulgazione, non cammini di pari passo il progetto di salvaguardia vero e proprio delle Tegnùe. Non solo non cammina: l’idea di Mescalchin è che ci sia qualcuno che lo boicotta, non si capisce bene chi e perché.
 La salvaguardia delle Tegnùe si fa segnalando l’area rocciosa che si trova sul fondale con boe di superficie, le quali servono anche ad ormeggiare le imbarcazioni evitando che le stesse buttino l’ancora, con effetti devastanti sulle Tegnùe. Finora l’Associazione ha provveduto a depositare sul fondale i corpi morti, ai quali ancorare le boe di superficie. Ma della seconda parte dell’operazione non si parla più.
 «E’ da oltre 6 mesi che chiedo, richiedo e sollecito - dice Mescalchin - afinché gli organi competenti consentano di segnalare le zone di superficie e vietino l’ancoraggio. Ho ripetutamente scritto e atteso inutilmente risposta: tutto tace. Nel contempo però ho ricevuto la richiesta dei pescatori di far conoscere le coordinate dove sono stati affondati i corpi morti per continuare a pescare senza impigliare le reti. I pescatori sportivi, non obbligati ad avere il Gps, continuano a pescare come prima, scusati dal fatto che la zona non è segnalata. Non nascondo l’amarezza di aver fallito quello ch ritengo lo scopo principale dell’Associazione: salvaguardare questo angolo di mare». (r.m.)

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