Venerdì, 6 Agosto 2004

 
L'INTERVENTO
TEGNUE, DA DIFENDERE MA ANCHE DA VIVERE
di PIERO MESCALCHIN *
 

A precisare l'articolo, apparso in data 3 agosto 2004, è vero che le Tegnue di Chioggia sono salite alla ribalta nel lontano 1966, ma da quel tempo nessuno era mai riuscito a concretizzare un'azione utile alla loro salvaguardia.
Si erano fino ad ora tutti limitati a difenderle a parole e se la Regione e il Presidente On. Giancarlo Galan si sono mossi, è dovuto all'azione coordinata, completa e competente dell'Associazione che presiedo: essa ha saputo fornire un dettagliato piano triennale di ricerca, tutela ambientale, divulgazione e fruizione turistica.

Le Tegnùe di Chioggia sono tra gli esempi più belli ed estesi di «coralligeno di piattaforma» del Mediterraneo. Sono biocostruzioni calcaree formatesi negli ultimi 3-4000 anni, spesso sovrimposte a più antichi substrati, che si accrescono in modo simile alle barriere coralline, con la differenza che qui i principali organismi costruttori sono le alghe e non le madrepore. Come i reef tropicali, ospitano una flora ed una fauna ricca e diversificata. Sono ambienti importanti sia per l'elevata biodiversità sia per il mantenimento delle risorse ittiche, spesso sovrasfruttate dalla pesca e minacciate dall'inquinamento. Per proteggere queste risorse ambientali, grazie alle pressanti richieste del Comune di Chioggia, nell'agosto del 2002 è stata istituita, con decreto del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, una Zona di Tutela Biologica.

L'istituzione di un'area protetta non può, da sola, garantire una corretta salvaguardia e gestione di questo patrimonio naturalistico. Una risposta concreta a questo problema è venuta dalla costituzione dell'Associazione «Tegnùe di Chioggia» - onlus, che riunisce nel suo comitato tecnico i rappresentanti del mondo della ricerca, delle associazioni dei pescatori, degli operatori turistici e dei circoli subacquei della zona. Dalla loro collaborazione è nato un progetto triennale per la conoscenza, valorizzazione e gestione della zona di tutela biologica, questo ha trovato subito il sostegno economico della Regione Veneto e la collaborazione della Capitaneria di Porto e del Comune di Chioggia. Al termine del primo anno d'attività i risultati conseguiti sono andati ben oltre alle attese. i diversi Enti ed Istituti di Ricerca, che hanno sottoscritto un protocollo d'intesa, si sono ripartiti i compiti. L'istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica applicata al Mare (Icram), con la sua nave oceanografica, si è occupato dei rilievi geomorfologici su tutta l'area realizzando una preziosa mappa sia degli affioramenti rocciosi sia delle tracce della pesca a strascico. Dopo aver concordato un piano di monitoraggio comune, che prevede lo studio di numerosi siti sia all'interno della zona protetta sia di controllo all'esterno, il Centro di Ricerche Ambientali dell'Università di Bologna ha avviato la caratterizzazione biologica e geologica dei fondali, con ricostruzioni tridimensionali del fondo e campionamenti fotografici non distruttivi, mentre la Stazione di Idrobiologia dell'Università di Padova si sta occupando del censimento della fauna ittica e il Consiglio Nazionale delle Ricerche della parte oceanografica. Tutto questo ha prodotto nuove conoscenze e consentirà di monitorare nel tempo la qualità dell'ambiente.

L'Associazione ha fatto molto anche sul piano dell'educazione e della divulgazione ambientale. Oltre alla realizzazione di materiale informativo e del sito internet, con la consulenza di esperti dell'Università di Padova, ha realizzato un vero progetto educativo per le scuole elementari e medie. Nel kit che la Regione Veneto distribuirà a settembre a tutte le sue scuole vi sono un apposito filmato che introduce alla scoperta del «regno marino delle Tegnue », una favola ed un libro di giochi. Il coronamento delle attività del primo anno di progetto è avvenuto il 31 luglio scorso con il varo delle prime 4 boe luminose all'interno della zona protetta. Queste non solo testimoniano l'esistenza della riserva, ma sono anche il primo passo per una fruizione turistica compatibile col rispetto dell'ambiente. Ormeggiando alle boe, invece di ancorare, si eviteranno danni alle delicate rocce carbonatiche e agli organismi che vi crescono sopra. Le mappe e i percorsi guidati, predisposti dai diversi club, condurranno i subacquei nei punti di maggiore interesse aumentando anche la sicurezza dell'immersione. Per i prossimi due anni è previsto l'intensificarsi delle attività sia di ricerca sia divulgative ed educative nonché la posa di nuove boe.

* Presidente Associazione

"Tegnue di Chioggia" - onlus

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