Chioggia città del colore
di Gianni Scarpa e Sergio Ravagnan

Colori nelle tele


Atelier e tavolozza
È una pagina poco conosciuta dagli stessi chioggiotti e ancora tutta da approfondire, quella che hanno scritto i pittori che da mezzo mondo sbarcarono a Chioggia, tra Ottocento e Novecento, per cercare nel suo colore emozioni e ispirazione. La città diventò meta privilegiata soprattutto con la pittura di genere” e con quella “impressionista” al punto che Mosè Bianchi, uno degli artisti più affezionati del paesaggio chioggiotto, nel registrare sempre nuovi arrivi di colleghi anche illustri, ebbe a scrivere con una certa enfasi: “Chioggia diventerà un’Accademia di Belle Arti”. La lista sarebbe lunga e risulterebbe comunque incompleta, perché non fu e non è sempre facile registrare ogni passaggio. Cercheremo di ricordare almeno le presenze più note. Cominciando da Louis Leopold Robert, il pittore svizzero morto suicida a Venezia, proprio sul suo contestato e notissimo capolavoro sui pescatori chioggiotti ora conservato a Neuchatel. (Svizzera). Poi l’acquerellista Emanuele Stochler; gli austriaci Ludovico Passini, autore del famoso “Cantastorie” e Luigi Schon del quale si ricorda “Interno della pescheria di Chioggia” e il “Ritorno dalla pesca”. Dall’Olanda approdarono prima Van Haanen e dopo Ruben. Rimpinguano la schiera di stranieri lo svizzero Edmondo De Pury; gli americani P. Ryder di Washington, Otto Bacher di Filadelfia, Olen L. Warner di New York; gli inglesi Robert Ayton, Miss Telbin, Roda Holmes, Inghan Florence Vendroffe e Faikemberg. E ancora il croato Emanuele Vidovic, i tedeschi Albert Balin, Richard Lang, Robert Schielin, Henry Bradley e più recentemente Friedrich Kielein. Altrettanto nutrita e qualificata la schiera dei pittori italiani. Tra i primi Emma,
Beppe e Guglielmo Ciardi, la cui tela “Nubi di primavera nella laguna di Chioggia” venne acquistata dal re. Come accadde al famosissimo “Refugium peccatorum” di Luigi Nono. Quindi Raffaele Mainella che portò all’esposizione universale di Venezia un acquerello sulla pescheria chioggiotta. E Guglielmo Stella, che illustrò il reportage di Eduard Charton, Silvio Rota, i fratelli Cecchini, Alessandro Zezzos, Ferruccio Scattola, Antonio Ermolao Paoletti. Una sottolineatura merita il già citato Mosè Bianchi, che a Chioggia ha prodotto una quarantina di tele, tra cui le famose “Traversata” e “Burrasca”, più volte replicata, che gli meritò l’appellativo di “pittore delle marine”. Ma anche Leonardo Bazzaro che ritornò puntualmente per cinquant’anni e a cui recentemente la città ha dedicato una mostra retrospettiva. A questi vanno aggiunti Pompeo Mariani, Pieretto Bianco, Telemaco Signorini, i milanesi Filippo Carcano ed Emilio Gola, i triestini Giuseppe Barison, Pietro Fragiacomo e Guido Grimani, il Bezzi, il Bozzoli, Enrico Serra, il Favretto, il Rosa, lo Steffani, il Carloforti, il veronese Ettore Calvi, il napoletano Achille Formis, il Carozzi, Italico Brass, Ettore Tito, fino a Pio Semeghini. Ma anche Chioggia non fu da meno nel eguire questa tradizione pittorica che esalta i colori del paesaggio. Basterà citare al riguardo i nomi di Aristide Naccari, Brombo, Bonivento, Gallimberti e Pagan, annotando che l’elenco è volutamente aperto.

ritorna